3830 recensioni a vostra disposizione!
   

PAULINE ALLA SPIAGGIA
(PAULINE A LA PLAGE)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 16 febbraio 1984
 
di Eric Rohmer, con Amanda Langlet, Arielle Dombasle, Pascal Greggory (Francia, 1983)
 
Marion, una delle protagoniste di Pauline à la plage (uno dei film della Piazza più ammirati ma anche contestati a Locarno) dichiara di voler "ardere d'amore". Da motivazioni di questo tipo, puramente accademiche, prettamente arbitrarie, nascono i comportamenti dei personaggi di Rohmer. Ognuno segue il programma dettato dal proprio desiderio. E questo programma diventa la chiave motrice del racconto, la legge che sposeranno i diversi elementi dell'espressione cinematografica, primo fra tutti quello che detta, con la sua perfezione letteraria, il tono del tutto, il dialogo. Possesso e desiderio sono le chiavi per entrare nel discorso, non solo morale ma anche linguistico di Rohmer. Ma si tratta di elementi non certo fisici, se non nelle apparenze: l'amore, così come l'attrazione sessuale, sono dei semplici pretesti. Che servono ai personaggi per esprimere il loro potere, se sono maschili. Mentre a quelli femminili rimane il ruolo opposto: sottomessi, esercitano un potere di seduzione. Contravvenire a queste regole, come per la Sabine di Le beau mariage o la Marion di Pauline significa andare a sbattere contro un muro. Reazionaria la protagonista del primo, alla quale persino la madre rimprovera che prima bisogna stare con un uomo e poi, caso mai, riuscire a farsi sposare? Semplicemente sciocchi i personaggi da spiaggia del secondo? Indubbiamente: ed è quello che urta degli spettatori abituati ad un cinema di esplicita, quanto sommaria liberazione. Ma si dimentica di porre un occhio a quello che regola il cinema di Rohmer, come quello di qualsiasi altro: il linguaggio. La precisione totale del cinema di Rohmer (dall'ambientazione agli abiti dei personaggi, dal tono della recitazione alla scelta delle gradazioni cromatiche) fa sì che i suoi attori siano più dei soggetti di studio che dei personaggi. Delle loro debolezze il regista fa la ragione del proprio sguardo cinematografico: per iscriverli in un gioco sapiente, che ancor maggiormente sottolinea la loro imperfezione. Si è parlato spesso, a proposito del classicismo di Rohmer, di Marivaux. E cade a proposito la citazione di quanto Voltaire diceva di Marivaux: "un uomo che ha passato la vita a pesare delle uova di mosca con dei bilancini fatti di ragnatele". I personaggi di Rohmer non evolvono, sono i medesimi alla fine del film di ciò che erano all'inizio: sono degli esempi di cornportamento teatrale, filmati con un uso maturo del cinema che li rende essenzialmente cinematografici. Molière illustrato da Hitchcock. Il cinema rohmeriano crea con i sentimenti. Non solo, ma coi sentimenti riesce a creare una tensione, una suspense proprio hitchcockiana. Lo spettatore moderno si rende conto dell'evidenza (fino alla futilità) della meccanica aneddotica di Rohmer.

Ma il suo cinema è anche questo: il piacere di fondere, con una perfezione ed una grazia che ci confondono ad ogni istante un'idea letteraria (una sceneggiatura, in termini più cinematografici), alla qualità di uno sguardo.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda